Il Commento

Fascicolo 1


Il partito economico

p. 2



p. 2


Nessuno ha potuto fare a meno di apprendere che a Milano s'è fondato da poco un Partito Economico, destinato a difendere le idee politiche di chi non ne ha: vale a dire degli esercenti, industriali, commissionari e grossisti.
   Il Partito, per dare il buon esempio, ha cominciato col fare una grande economia di idee. Nei discorsi-programmi di Lepetit e dí Candiani abbiamo trovato la sciattezza che contraddistingue la prosa dei Bollettini delle Camere di Commercio ma non siamo stati capaci di scoprire qualche idea vivace o qualche suggerimento pratico originale. I commercianti fanno bene a organizzarsi per difendere le loro cassette ma non si vede bene che ci sia bisogno, per questo, di accrescere di una nuova nuance centraiola lo sporco arcobaleno del Parlamento italiano. Si può sempre sospettare che sotto al giusto proposito di salvare la classe borghese dalle prepotenze dei teppisti politici e dalla tragica pigrizia del Governo siano nascoste delle ambizioni elettorali, e, quel ch'è più buffo, più amministrative che politiche. Chi non vede di già, nel bravo Comm. Candiani, il futuro successore del Senatore Ponti nell'Impero locale di Palazzo Marino?
   Ma noi, in fondo, non vediamo di mal'occhio il costituirsi di un partito francamente economico, che riunisca in sè, buttando via le ipocrisie delle distinzioni ideologiche, tutti coloro che non hanno nel mondo se non interessi materiali e che sentono un portafoglio nella glandola pagineale. Noi speriamo che, per contrasto, si riuniscano insieme anche tutti coloro che hanno soprattutto degli interessi intellettuali e che si sdegnano molto più della scioperataggine letteraria e della bassezza artistica che non del disservizio ferroviario. Un Partito Spirituale potrebbe essere la migliore conseguenza del Partito Economico.


◄ Back Fascicolo 1
Next ►